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Che incidenza avrà il Covid-19 sul nostro modo di lavorare, studiare e viaggiare?


Stiamo assistendo ad una trasformazione senza precedenti del modo in cui eravamo abituati, sino a poche settimane fa, a lavorare, apprendere e viaggiare. Di questi cambiamenti che repentinamente ci sono stati imposti dall’attuale situazione di emergenza e che sono divenuti già la nostra nuova normalità, quali diventeranno permanenti?

Non è errato sostenere che quella che stiamo vivendo è davvero “la fine del mondo”, per lo meno, per come lo abbiamo conosciuto sino ad ora.

La domanda più urgente che, quindi, ci dobbiamo porre non è tanto se il mondo cambierà, ma quanto cambierà. E’, infatti, certo che l’attuale pandemia avrà un effetto radicale su ogni aspetto delle nostre vite e, conseguentemente, molti dei cambiamenti che abbiamo già apportato in questo periodo diventeranno permanenti e caratterizzanti le nostre vite future, sia nel mondo del lavoro, sia dell’educazione, sia dei viaggi.

"Quello che stiamo osservando in questo momento è la nuova normalità", afferma correttamente il Prof. Ippolito Giuseppe, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. Dichiarazione questa che conferma che la pandemia ci sta costringendo all'adozione a livello globale di tecnologie prima non utilizzate su larga scala e di nuovi modi di lavorare e che, a causa di varie barriere sociali e culturali, in precedenza rimasti chiusi nei “cassetti”.

Partiamo proprio dal mondo del lavoro, per esempio. Prima del Covid-19, il lavoro a distanza (il c.d. smart working) era qualcosa che molti impiegati desideravano, ma solo a pochi era concesso, spesso solo una o due volte alla settimana o addirittura al mese. Ora, sembra che quasi tutti lo facciano! E così, lavorando da casa, si inizia a riflettere sull’essenzialità o meno di quell'incontro faccia a faccia o del viaggio d'affari a cui eravamo abituati fino a poco fa.

In passato, è innegabile che alcune aziende siano state storicamente riluttanti a lasciare che i propri dipendenti lavorassero da remoto, con preoccupazioni principalmente legate alla produttività. Se si scoprisse, invece, che i lavoratori possono effettivamente svolgere il proprio lavoro in modo altrettanto efficiente da casa, potremmo vedere in futuro che le aziende operanti in determinati settori supereranno la loro iniziali titubanze rispetto al lavoro a domicilio per adottare strutture organizzative completamente nuove, con abbandono degli uffici fisici, o forse solo mantenendo una sede più piccola per il personale chiave. Nel caso, invece, di centri di produzione con personale al loro interno, dovranno essere valutate nuove modalità operative di lavoro, sempre che torneranno al ruolo che hanno svolto in passato.

Per fare ciò occorrerà certamente una migliore tecnologia e un’attenzione particolare da parte dei datori di lavoro che dovranno essere in grado di rivedere il modo di concepire il “posto di lavoro” così da adeguarlo in maniera efficiente alla nuova realtà.


Vedremo finalmente un maggiore uso della realtà aumentata e virtuale per replicare la connessione più personale che si ottiene dalle riunioni faccia a faccia? E in che modo le aziende saranno in grado di prevenire l'isolamento sociale e ricreare la chat improvvisata di "water-cooler chat" che si ottiene trovandosi nella stessa posizione fisica dei colleghi?

Già durante l'epidemia di coronavirus, abbiamo visto colleghi e amici programmare "pause e pranzi virtuali" per chattare contemporaneamente. La società si sta già adattando molto rapidamente.

A ciò si aggiunga che il lavoro da remoto costringe i datori di lavoro a relazionarsi con i propri dipendenti diversamente, coinvolgendoli maggiormente in un rinnovato senso di comune scopo aziendale.

Stiamo assistendo a un modello simile di adozione accelerata della tecnologia anche nel campo dell'istruzione, in cui gli insegnanti stanno distribuendo quantità significative di contenuti su video e altre applicazioni nonostante siano ancora alquanto sconosciute a molti educatori e alunni. Parte del fascino di andare al college o all'università è nelle connessioni e relazioni che si costruiscono, ma l'effetto a catena di essere costretti a usare strumenti digitali nell'istruzione potrebbe essere molto più profondo per la società di domani.

Se non devi frequentare fisicamente un campus, la barriera all'ingresso diventa molto più bassa e potremmo vedere una rinascita dei c.d. "Moocs - massively open online courses” o corsi online di massa - che rendono disponibile il materiale delle migliori università a chiunque abbia una connessione internet, spesso gratuitamente. L'accesso immediato ai migliori studiosi del mondo potrebbe permettere l’accesso all'educazione a un pubblico completamente nuovo. Il 5G e la sua capacità di fornire una notevole potenza di trasmissione vocale e video in tempo reale sembra che siano arrivati proprio al momento giusto.

E’ fondamentale, quindi, allineare, da subito l'esperienza educativa al nuovo modo di lavorare, migliorando le competenze degli studenti anche rispetto all’utilizzo delle nuove tecnologie (remoto, online, virtuale) così da rendere più semplice ed efficace, domani, il passaggio al mondo del lavoro.

Tutto ciò potrebbe portare così a una revisione completa del sistema educativo e ad un apprendimento più agile e personalizzato per bambini e adulti, lavoratori compresi. Invece di andare a un corso di tre giorni per ottenere la certificazione per una particolare abilità, i dipendenti potranno imparare da remoto senza costi di trasferimenti a carico dell’azienda.

Invece di sedersi in un'aula fisica o virtuale a guardare la stessa lezione insieme ad altri 30 alunni, i giovani potrebbero ottenere contenuti mirati e su misura curati dall'intelligenza artificiale sia per i loro interessi che per il loro livello di abilità. Potremmo vedere passare da sistemi “da uno a molti” a un vero ambiente virtuale “uno a uno”, fermo restando l’investimento massivo di tutti i partner coinvolti, che potrà rendere più facile l’accesso alle nuove tecnologie a un numero sempre maggiore di famiglie.

Forse, però, il cambiamento più duraturo sarà per i viaggi, e in particolare quelli di lavoro, che saranno, quasi sicuramente, drasticamente ridotti in futuro. Abbiamo già visto le grandi conferenze del settore, come, ad esempio, il Mobile World Congress, essere cancellate o posticipate e in futuro le aziende potrebbero ritenere che tali eventi non valgano il costo o il rischio.

"Penso che il tempo dell'enorme conferenza globale in cui tutti devono essere sul posto per trarre vantaggio sia passato per sempre" ha recentemente affermato Kon Dong-Jin, CEO di Samsung Elettronica. Se combinato con la crisi climatica – le immagini satellitari mostrano una riduzione dell'inquinamento da quando l'epidemia si è diffusa - sarà difficile giustificare in futuro tali eventi e spostamenti.

Potrebbe poi esserci un impatto altrettanto disastroso sul comportamento dei consumatori - non solo a breve termine, in cui negozi non essenziali in molti paesi sono stati costretti a chiudere - ma anche a lungo termine. Il numero di ordini di consegne online è aumentato vertiginosamente, con Amazon e Esselunga che stanno assumendo nuovi lavoratori in un momento in cui molte piccole imprese chiudono le porte e licenziano il personale. Si aspetta, quindi, che emergano nuove piattaforme che aiuteranno i piccoli rivenditori a trarre vantaggio da nuove tecnologie come la realtà virtuale, che consentirà loro di ricreare aspetti dell'esperienza di acquisto fisico da remoto, che si tratti di chatbot di assistenza clienti AI (Artificial Intelligence) o di vendite di abbigliamento digitale da “indossare” virtualmente, visto che sarà difficile e anche costoso per i commercianti poter igienizzare di volta in volta ogni capo provato e non venduto.

Storicamente la tecnologia è stata in anticipo rispetto all'accettazione culturale e sociale di determinati eventi come può essere un nuovo modello operativo generale. Il coronavirus è stato una "scossa per il sistema" che ci costringerà inevitabilmente ad abbracciare la tecnologia e con sé modi di lavorare - dalle videochiamate alla realtà virtuale - che in precedenza eravamo riluttanti a usare, ma solo perché avevamo scelto di non farlo e ce lo potevamo permettere, ma oggi non più.

Alla fine, dopo che questa pandemia sarà finita, scopriremo che quei modi di lavorare, apprendere e vivere che il Covid-19 ci ha portato saranno diventati la nostra nuova normalità.


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